Le competenze individuate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito sono incentrate su un concetto di apprendimento che sia finalizzato a preparare l’allievo a quanto si trova fuori dal mondo scolastico. La scuola è da sempre terreno di confronto, sia al proprio interno sia verso l’esterno; per questo è particolarmente rilevante la competenza afferente alla valorizzazione delle idee altrui.
Valorizzare le idee altrui significa essere anzitutto in grado di capirle e, affinché ciò accada, è necessario porsi in una prospettiva di accoglimento, il cui unico presupposto necessario è l’accettazione della posizione altrui. Comprendere le idee altrui significa riconoscere che l’altro è diverso, e che di conseguenza è possibile una prospettiva che si collochi su un piano differente dalla nostra. In seguito, viene richiesta una capacità di discernimento, tale da condurre non solo al confronto fra le proprie idee e quelle altrui, ma anche alla disamina specifica di quali specifici aspetti accettare e quali rigettare.
Fra le lezioni afferenti a questa competenza, abbiamo scelto quattro interventi che considerano l’argomento sotto aspetti differenti: la presenza della figura dello straniero nella storia della cultura occidentale (Straniero di Umberto Curi, 2009, sulla comunità); il modo in cui la globalizzazione ha generato una contrapposizione identitaria fondata su strategie di inferiorizzazione dell’altro (Noi e loro di Alessandro Dal Lago, 2016, sull’agonismo); la definizione, per contrasto, dell’identità del “barbaro”, nell’antichità e oggi, e il confronto con culture diverse (Senza barbari di Ivano Dionigi, 2019, sulla persona); gli effetti controversi della sensibilità culturale, che per rispetto dell’altro può portare all’eliminazione del proprio retaggio (Cancel culture di Alessandro Carrera, 2023, sulla parola).
Un’introduzione complessiva a questi video potrebbe essere finalizzata a focalizzarsi su questi aspetti portanti:
Da sempre l’uomo è impegnato a definire la propria identità trovando una definizione dell’altro da sé. È il caso di parole come xenos e hostis, che in greco e latino hanno avuto una storia lessicale molto più complessa di quanto faccia supporre la loro comune traduzione “straniero”. Infatti il campo semantico cui fanno riferimento sembra piuttosto quello del perturbante, ciò che ci appare al contempo familiare ed estraneo; nei confronti dell’altro da noi dunque noi proviamo istintivamente ostilità e gratitudine, in quanto mette in discussione ciò che siamo ma ci apre a ciò che non avremmo potuto essere.
La globalizzazione ha avuto un effetto controproducente, mettendo di necessità a contatto popoli che si sono mal amalgamati, ma che sono stati costretti a convivere per cause economiche o politiche. Il caso dei profughi è particolarmente significativo: sono stati percepiti da un lato come oggetto di un dovere di accoglienza ma, dall’altro, come fattore di instabilità in comunità che si ritenevano omogenee. Ciò ha fatto entrare in gioco una percezione del rapporto con l’altro da sé, sovente immaginario nei contenuti ma fin troppo reale negli effetti.
Una visione semplificata della storia ci ha trasmesso l’idea di una netta contrapposizione fra i popoli antichi e i barbari. Un’analisi più raffinata dimostra invece come gli antichi romani abbiano fatto tesoro della presenza di culture differenti, permeando la propria civiltà di elementi – letterari, militari e di costume – che provenivano da popolazioni estranee. L’esempio dei romani ci insegna che la cultura non è qualcosa di statico e chiuso in sé stesso, bensì un procedimento dinamico che si realizza nel continuo scomporsi e miscelarsi con ciò che la circonda.
Un fenomeno che caratterizza la trasmissione e la diffusione della cultura ai nostri tempi è la cosiddetta cancel culture, ossia la presa in carico delle prospettive estranee come criterio per eliminare qualsiasi aspetto culturale possa risultare offensivo. Comprendere la cancel culture è possibile tuttavia solo se si distingue dalla pura e semplice censura il normale avvicendarsi di paradigmi culturali, i più progrediti dei quali soppiantano i precedenti. In questo modo il confronto con l’alterità non si risolve nell’annullamento ma nell’integrazione e nell’avanzamento.
Per aiutare a orientarsi nella complessità di questi temi, a ciascuna delle lezioni magistrali abbiamo associato alcune attività di esercitazione:
Tre domande su aspetti specifici del contenuto della lezione, così da mantenere sempre elevata l’attenzione, ma con risposta aperta e non sempre univoca, coerentemente con l’approccio della filosofia, che non presenta ricette precostituite ma intende stimolare alla riflessione. Queste domande possono essere oggetto di interrogazione orale o verifica scritta, ma anche e soprattutto di confronto in aula, e mirano a indagare le conoscenze acquisite ascoltando la lezione.
Uno spunto per la composizione di un testo argomentativo relativo a un passo particolarmente significativo (o particolarmente controverso) della lezione, da analizzare non solo alla luce dei suoi contenuti ma anche comparandolo a quanto appreso dallo studio della filosofia, di altre materie scolastiche, oppure dell’esperienza personale. Questo spunto intende far sperimentare agli alunni in che modo possano “fare i filosofi”, mescolando ciò che hanno imparato alle proprie idee personali, e quindi mira a farli entrare in contatto con le abilità sviluppate ascoltando la lezione.
Infine, ove possibile, vengono avanzate due proposizioni contrapposte attorno a cui condurre un dibattito in aula o sul web, attorno a un tema specifico della lezione. Le squadre dibattenti possono essere create o in base alle convinzioni personali dei singoli alunni oppure, a un livello più elevato di difficoltà, in base all’assegnazione arbitraria del 50% dei partecipanti a ciascuna proposizione. Nel primo caso gli studenti imparano a difendere la propria posizione in maniera civile e argomentata, mentre nel secondo imparano a comprendere le ragioni e gli stratagemmi argomentativi di proposizioni con cui possono anche non concordare. L’esercizio del dibattito consente dunque di mettere in atto, all’interno di un contesto chiuso ma fecondo, le competenze trasversali coltivate ascoltando la lezione.
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