Homo ludens
Pier Aldo Rovatti

Homo ludens

Distanza derisoria e godimento ludico
Conduce:
Venerdì 15 settembre 2006

Sulla figura dell'homo ludens, ha spiegato Aldo Rovatti riprendendo l'espressione usata dallo storico olandese dell'umanesimo e del rinascimento Johan Huizinga, si sono soffermati, soprattutto nei primi decenni del Novecento, numerosi studiosi in ambiti diversi, dalla storia alla filosofia, dalla sociologia alla psicologia. Facendo riferimento a questi studi, Aldo Rovatti ha ricostruito gli aspetti che contraddistinguono il gioco, e lo fanno al contempo diventare una modalità di approccio alle problematiche della vita.
Ciò che caratterizza il gioco è innanzitutto l'agonalità, il desiderio di misurare le proprie capacità, come ha sottolineato Johan Huizinga, il quale ha considerato l'elemento ludico come caratteristico della cultura. Occorre, però, secondo Aldo Rovatti, aggiungere a questo aspetto anche l'alea, la sorte, che implica un atteggiamento di incertezza e al contempo di follia e pensare questi caratteri del gioco anche in una prospettiva esistenziale. A questo proposito si può far riferimento agli studi del filosofo tedesco Eugen Fink, il quale ha inteso l'elemento ludico come la distanza ironica, che consente di sospendere, di mettere tra virgolette la realtà. In questo senso l'homo ludens appare come colui che sa sorridere e giocare di fronte alle asperità della vita, producendo una sorta di pausa, laddove invece tutto tende ad essere compresso.
Esempio significativo di quest'arte di distanziarsi viene dalla scrittura, in quanto essa si sviluppa come una continua sospensione e approssimazione alla realtà, un paradossale allontanamento e al contempo avvicinamento ad essa. A questo proposito, il sociologo Erving Goffman ha sottolineato come nel gioco il mondo reale debba essere tenuto a una distanza che insieme è un formidabile approssimarsi ad esso. Riprendendo queste interpretazione Aldo Rovatti ha proposto l'immagine del funambolo, di una sorta di equilibrismo che a ogni passo ci fa rischiare di cadere.
L'homo ludens, allora, di contro all'homo psychologicus, imprigionato nella propria psiche e soggettività, è colui che possiede la capacità quasi folle di distanziarsi da sé e quindi di mettersi in discussione, in definitiva un'arte del giocarsi in tutte le manifestazioni della propria vita, di cui proprio la filosofia può essere maestra.

Pier Aldo Rovatti è professore di Filosofia contemporanea presso l’Università di Trieste. Dal 1976 è Direttore di «aut aut». Di formazione fenomenologica, tra i promotori del “pensiero debole”, ha indagato le forme della soggettività contemporanea e la loro logica paradossale in costante confronto con la psicanalisi. In quest’ottica si inseriscono anche i suoi studi sul gioco. Tra i suoi libri recenti: Abitare la distanza. Per una pratica della filosofia (Milano 2007); Inattualità del pensiero debole (Udine 2011); Restituire la soggettività. Lezioni sul pensiero di Franco Basaglia (Merano 2013); Un velo di sobrietà. Uno sguardo sulla vita pubblica e privata degli italiani (Milano 2013).

Ultimo aggiornamento profilo: 2016

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