Homo pictor
Christoph Wulf

Homo pictor

L'immaginazione e la costruzione dell'umano
Conduce:
Domenica 17 settembre 2006

L'ampia diffusione delle immagini, che penetrano oggi ormai tutti i settori della vita umana ed esercitano un certo influsso grazie ai mass media, ci interroga sullo statuto dell'immaginazione risalendo fino al ruolo da essa assunto nella formazione e nella costituzione dell'umano.
In questo quadro si colloca la riflessione di Christoph Wulf, il quale parte da un dato antropologico, secondo il quale la capacità dell'uomo di trasformare in immagini il mondo che egli percepisce e di incorporarlo costituirebbe un dato proprio della condizione umana sia sul piano filogenico che ontogenico. Sull'origine dell'homo pictor, però, non si hanno elementi certi; si  possono considerare come prime tracce le pitture parietali o gli oggetti funerari nel periodo di Neanderthal. Questi ultimi in particolare, secondo Christoph Wulf, ci portano al senso originario di quello che è un'immagine: essa ha lo scopo di colmare un'assenza, come quella insopportabile provocata dalla morte, rappresentando qualcosa che può apparire solo al suo interno.
In questa direzione, si comprende come l'immaginazione sia un'energia che unisce l'uomo al mondo e viceversa, costituendo un ponte fra esterno e interno in modo chiasmico, secondo quanto messo in evidenza da Lacan e Merleau-Ponty. In questa relazione entrano in gioco il mondo interiore delle immagini e lo sguardo mimetico, che consentono l'interiorizzazione e la rielaborazione di copie della realtà.
La riflessione estetica, poi, ha dimostrato che l'immaginazione va oltre la possibilità di trasportare ciò che è assente nel presente, in quanto possiede anche la capacità di modificare l'esistente e di produrre qualcosa di nuovo, di originale, di creativo. L'immagine è dunque polisemica, e di essa possono essere individuate, secondo Christoph Wulf, tre tipologie principali: l'immagine come presenza magica, a cui è riconosciuto il potere di presentificare un essere irraggiungibile e lontano, o come rappresentazione mimetica, nel senso di riproduzione a partire da modelli pre-esistenti, o, infine, come simulazione tecnica, tipologia propria del mondo attuale, che dà ragione del progressivo ampliamento del mondo del visuale e della progressiva estetizzazione di tutti i settori della nostra vita. In tutti questi sensi, emerge come l'immaginazione costituisca un continuo arricchimento del nostro relazionarci al mondo e della nostra elaborazione della cultura, in bilico fra esterno e interno, passato e futuro, copia e novità.

Christoph Wulf è professore di Scienza dell'educazione e direttore dell'Interdisziplinäres Zentrum für historische Anthropologie presso la Freie Universität di Berlino e Vice-presidente della Commissione Nazionale Unesco della Germania. Attraverso la prospettiva dell'antropologia storica, nei suoi studi ha dedicato particolare attenzione all'esperienza del corpo e della sensibilità, oltre che alle forme della rappresentazione rituale e mimetica, mettendo in evidenza la dimensione simbolica e culturale dell'esperienza umana. Tra le sue ultime opere: Zur Genese des Sozialen (Bielefeld 2005); Anthropologie kultureller Vielfalt (Bielefeld 2006); Anthropologie. Geschichte, Kultur, Philosophie (Colonia 2009); Emotions in Rituals and Performances (con A. Michaels, London 2012); Anthropology. A Continental Perspective (Chicago 2013). In Italia sono disponibili: Mimesis. L’arte e i suoi modelli (Milano 1995); Cosmo, corpo, cultura. Enciclopedia antropologica (a cura di, Milano 2002); Antropologia dell’uomo globale. Storia e concetti (Torino 2013).

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