L'essere umano, ha spiegato Luigi Cavalli Sforza, è risultato di una duplice evoluzione, biologica e culturale, e va compreso nei punti di convergenza e di divergenza fra queste due linee di sviluppo.
A questo scopo, Cavalli Sforza ha ripercorso le tappe principali nello studio dell'evoluzione biologica, dalla comparsa della parola "evoluzione" con Jean Baptiste de Lamarck, alla prima spiegazione teorica di Darwin fino agli studi di genetica nel Novecento, mostrando come in ambito scientifico si sia talvolta proceduto in linea parallela con altre discipline umanistiche quali ad esempio l'archeologia e lo studio delle lingue. Questa connessione fra scienza e cultura si ritrova nel confronto fra evoluzione biologica e quella culturale. L'ipotesi, infatti, emersa dopo decenni di studi comparati di genetica, antropologia fisica, archeologia e linguistica è che, pur con notevoli differenze, alcuni meccanismi e fattori evolutivi, come la mutazione, la selezione naturale, la migrazione, la trasmissione e la deriva possano essere comparabili.
Fra evoluzione biologica ed evoluzione culturale cambiano dunque i nomi che vengono dati ai meccanismi evolutivi particolari, ma non concetti e legami teorici sotterranei ma profondi. In questo senso, si può ad esempio vedere come l'evoluzione culturale non sia determinata da scelte naturali, anche se ciò non si può escludere del tutto, ma da esse comunque condizionata, nel senso che le mutazioni genetiche controllano gli organi che la rendono possibile e, in particolare, permettono il linguaggio, che è la caratteristica praticamente esclusiva degli uomini.
Si tratta, dunque, di un'impostazione alternativa alle ricostruzioni incentrate esclusivamente sulla selezione genica, che, secondo Luigi Cavalli Sforza, può essere in grado di contrastare l'emergere di nuove forme di razzismo o di teorie che negano l'evoluzionismo.
Luigi Luca Cavalli-Sforza (1922 - 2018) è stato professore emerito di Genetica presso la Stanford University. Nelle sue ricerche si è occupato dell’evoluzione e della differenziazione genetica delle popolazioni umane, attraverso cui ha impostato una discussione critica del concetto di razza sottolineando il ruolo della trasmissione culturale nella plurale storia evolutiva dell’umanità. Tra le sue opere: La transizione neolitica e la genetica di popolazioni in Europa (con A.J. Ammerman, Torino 1986); Chi siamo. La storia della diversità umana (et al., Milano 1993); Geni, popoli e lingue (Milano 1996); Storia e geografia dei geni umani (et al., Milano 1997); L’evoluzione della cultura (Torino 2004).
Ultimo aggiornamento profilo: 2006
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Per i cookie analitici e di profilazione puoi decidere se abilitarli o meno cliccando sul pulsante 'Preferenze' o il link presente nella parte inferiore di ogni pagina.