Ospite, come protagonista speciale l’artista internazionale Erwin Olaf, uno degli artisti più innovativi che attualmente lavorano nel campo della fotografia sondando le contraddizioni dell’ umanità. In mostra sarà proiettata la video - installazione “Rouge” nella quale si compie una mutazione corporea (viene rovesciato simbolicamente sangue su una modella durante una partita a calcio). Le sue serie fotografiche, nei primi anni ottanta in bianco e nero e dagli anni novanta passate al colore e a raffinati quanto virtuosistici interventi di rielaborazione digitale, sono commenti, ricchi di humour quanto visivamente folgoranti, ai processi comunicativi dei mondi della pubblicità, della moda, dei tabloid scandalistici, della fotografia pornografica, prendendo anche spunto da immagini della storia dell'arte, per riflettere sulle maschere variamente imposte dall'interazione quotidiana e sulla separazione tra persona pubblica e realtà emozionale e corporea. Le serie complete Mature (1999), deliziosa e ironica riflessione sulla limitatezza dei concetti di bellezza e sensualità femminile veicolati dai media e dalla cultura contemporanei, realizzata con la collaborazione di modelle dai 65 anni in su fotografate in pose da pin up e presentate sotto nomi che alludono alle più note supermodel degli anni ottanta; FashionVictims (2000), sarcastico commento all'abuso del nudo e del sex appeal nelle pubblicità di moda per vendere più vestiti, che ritrae modelle e modelli completamente nudi tranne che per una borsa da boutique firmata infilata in testa; la controversa Royal Blood (2000), che prende di mira la sete di gossip del pubblico dei giornali scandalistici verso le vicende (preferibilmente tragiche) dei nobili di tutto il mondo con otto ritratti di teste coronate celebri, da Maria Antonietta alla principessa Sissi, da Ludwig II di Baviera a Jackie Kennedy, alla Principessa Spencer (Lady Diana), tutte figure accomunate da un terribile destino (ma anche dall'essere state vere e proprie fashion icons, modelli di eleganza del proprio tempo), e fatte interpretare, con un'invenzione di enorme icasticità visiva, da giovanissime modelle e modelli immersi nella luce algida dello stesso set, tutti dai capelli (arbitrariamente) biondi, uguali per colore di vestiti, trucco e scintillìo dei gioielli indossati, perfetti tranne per i segni simbolici portati sul corpo delle ferite che i loro omologhi hanno ricevuto nella realtà.
Massimiliano Alessio Miglierina
“MUTA GENE NATURA UOMO”
videoinstallazione
Il modulo, la scomponibilità diventano metodi d’indagine in cui l’occhio viene sostituito dalla sonda (Web Camera) che ispeziona ed analizza la realtà per poi registrarla sull’Hard Disk del pc. I frame così ottenuti non vengono poi ne manipolati ne alterati da operazioni informatiche ma solo ri-prodotti. La realtà non viene artefatta ma solo filtrata dall’occhio della meccanica robotica che genera atmosfere fosche, impalpabili, per questi nuovi scenari che replicano l’originale in una dimensione onirico-crepuscolare.
Nell’installazione la sonda (Web Camera) ispeziona, analizza ogni brano di “natura” presente nel giardino dello spazio nel periodo estivo ( due mesi prima) e lo registra sull’Hard Disk. Compie un viaggio sulla “natura” dentro la “natura”. Fatto ciò passa alla rilettura selettiva delle immagini. Le immagini dei fiori verranno poi riportate nel giardino in piccoli totem fotografici dentro a sfere trasparenti durante il tempo della mostra sottolineando la mutazione dei fiori avvenuta in natura. Nel video viaggio sul gigante la sonda ispeziona ogni centimetro del corpo umano. Compie un viaggio come un occhio indifferente che registra, analizza e seleziona, come in una visita medica.
Francesco Arena
“RESPIRI”
video
Le bocche, riprese ad inquadratura fissa dietro una lastra di vetro, “respirano” per 45 mn. circa e in questa loro performance denunciano ben altro che un bisogno fisiologico: affiorano insicurezze, bisogni, emotività nascoste. Il girato viene eseguito in live, senza colonna sonora, i frammenti di volto sembra subiscano un “arresto” quasi si muovessero in apnea, in uno spazio svuotato dalle sue connotazioni fisiche, come se si fosse ricreata una situazione astratta, un bisogno comunicativo tra esseri umani.
Cristian Chironi “LE PETIT”
installazione
Chironi lavora a livello performativo, diventando lui stesso protagonista dell’azione, assumendo l’identità della propria madre Lina, in memoria dei body –artists. Caratterizzante è la verifica di entrare con il corpo nel tempo, dentro la memoria. Il corpo interagisce con una macchina da cucire Singer posizionata al suo fianco, costruendosi una veste di 44 foto, appuntate con 44 spilli (in quanto 44 erano gli anni della donna vestita a nozze nella foto).
Paolo Santini
“IMMAGINA DI NOI PRJ”
installazione
Installazione interattiva realizzata da Paolo Santini (Agenzia Contrasto) che coinvolge lo spettatore ad osservare la realtà, e il quotidiano attraverso l’ausilio di filtri e protesi che vanno a sostituire idealmente atteggiamenti mentali.
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