Siamo in Islanda, e i Seabear sembrano introdurci attraverso una pigra e dolce mattinata d'inverno, in un universo folk rock dalla piacevolissima mitezza pop. Qui si immaginano spazi verdi e sterminati, il sole si alza delicato all'orizzonte, vincendo la nebbia mattutina e dissipando gentilmente l'oscurità.Gli innumerevoli cristalli che formano il leggero manto di neve che ricopre il paesaggio iniziano a luccicare e a sciogliersi, formando piccoli rivoli di acqua che gocciola dai tetti e dalle rocce. Presto l'atmosfera si fa nitida come non mai, non calda, ma solare, lucente, capace di rinvigorire le membra leggermente infreddolite con il suo sommesso tepore. Partendo dall'esperienza dei maestri Bob Dylan e Neil Young, Seabear realizzano dolci acquerelli dai colori vivaci e dalle pennellate distese, pervase da una gioia che non è esplosione di felicità, ma rasserenante pace dei sensi.
Seabear è la sigla che cela il giovane cantautore islandese Sindri Már Sigfússon che per questo progetto ha radunato attorno a sé uno stuolo di amici musicisti, molti dei quali hanno collaborato o militano stabilmente in band quali Sigur Rós, Mùm e Benni Hemm Hemm.
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