con la partecipazione di: Alessandro Pilloni
scenografia: Matteo Soltanto
luci: Matteo Nanni
Un’antenna, un coherer e un campanello elettrico. Tutto iniziò così. Nel 1909 gli diedero il premio Nobel per la fisica. Lui aveva inventato la radio e molte altre cose, compresa la serie di società multinazionali che ne permisero lo sviluppo e la diffusione. Non ebbe vita facile, nessuno credeva alla “telegrafia senza fili”. Lui allora se ne andò in Inghilterra. Sua l’idea di collegare un sistema radiotelegrafico con una macchina Morse scrivente. Sua anche l’idea delle trasmissioni a fascio di onde corte e la creazione di ricetrasmittenti per le navi, gli aerei e per le operazioni di terra in tempo di guerra. Ma non c’era solo quel Marconi, quello che ha cambiato la nostra vita. “C’era anche un Marconi diverso, sconosciuto, con i difetti degli umani”. Nel centenario del Nobel, Giorgio Comaschi ce lo racconta, come in un reportage giornalistico, con immagini e filmati recuperati al meraviglioso archivio della Fondazione Marconi.
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