Moni Ovadia conduce per mano lo spettatore nel mondo della diaspora ebraica e gli fa incontrare il fervore estatico eppure quotidiano della cultura khassidica, un mondo tradizionale e quasi perduto, estirpato dalla violenza e dall’odio, ma di cui si può tramandare il ricordo attraverso i documenti della sua cultura: racconti, narrazioni e storielle di cui è intessuta questa rapsodia lieve.
Il linguaggio più autentico con cui il khassidismo si espresse era germinato sul crinale di un crocevia dove il pensiero spirituale più estremo e abissale si coniuga con la semplicità profonda di una pietas irrinunciabile per la più insignificante delle manifestazioni dell’esistente. Il khassidismo è la celebrazione della fragilità umana e della sua bellezza. In esso il divino viene celebrato sì con la preghiera e con lo studio, ma anche con il canto, la danza, la narrazione e predilige l’umorismo, il cui esprìt era sommamente stimato dai grandi maestri del khassidismo che ne apprezzavano il potere anti-idolatrico.
Moni Ovadia – nato a Plovdiv, in Bulgaria, negli anni del liceo comincia la sua attività artistica come cantante e musicista. Con lo spettacolo “Dalla sabbia dal tempo” (1987) unisce il suo essere attore e musicista, dando vita alla proposta di un “teatro musicale” lungo il quale ancora oggi opera la sua ricerca espressiva. Il suo teatro musicale, ispirato alla cultura yiddish che ha contribuito a fare conoscere e di cui ha dato una lettura contemporanea, è unico nel suo genere, in Italia ed in Europa.
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