Sin dall’antichità alcune persone diventano eroi e personaggi mitologici. Altre diventano modi di dire: lasciano l’impronta della loro vita su un lasso di tempo o, addirittura, diventano sinonimo di uno stato d’animo.

Da quasi un secolo l’espressione “zona Cesarini” è entrata a pieno titolo nel linguaggio condiviso degli italiani; i vocabolari la riportano come forma lessicale acquisita negli anni Trenta.

Un goal segnato in “zona Cesarini” è un goal che si verifica negli ultimissimi minuti di una partita di calcio; col passare del tempo, l’espressione è passata a indicare, nei contesti più diversi, qualsiasi evento accadesse in extremis.

Tutto merito di Renato Cesarini, autore della rete decisiva all’ultimo minuto di una partita fra Italia e Ungheria nel 1931, finita 3-2 per gli azzurri. Ogni volta che ripetiamo “zona Cesarini” perpetuiamo la memoria di un personaggio straordinario, dall’esistenza romanzesca, la cui storia è un'altalena che oscilla tra Italia e Argentina. Naso pronunciato, sguardo profondo e un ciuffo che sa di ribellione, in campo Renato Cesarini incanta il pubblico; fuori dal campo, si nutre della vita con smania.

Renato Cesarini appartiene a un passato lontano, ma il modo di dire che ha generato ce lo fa sentire vicino: perché “zona Cesarini” significa non perdere la speranza, ricordare che c’è sempre abbastanza tempo per trasformare in gioia una delusione che sembra inevitabile. Quando il presente sta sfumando e c’è ancora del futuro, il destino non è ancora sfuggito di mano e tutto può cambiare.