Il corpo e la psiche si incontrano davanti alla scacchiera: sono le due parti di sé che ciascun giocatore deve armonizzare, imparando a resistere agli istinti in favore della strategia a lungo termine e curando le capacità di resistenza a fronte di prolungate situazioni di stallo (il record assoluto è di una partita di scacchi, finita in parità, durata venti ore). Cosa accade, però, quando braccio e mente non possono coordinarsi, perché appartengono a due persone diverse?
Questo laboratorio mette in atto l’esperimento di far affrontare, in una partita di scacchi della durata di 30 minuti circa, una coppia di giocatori che gioca con i pezzi bianchi e una coppia che gioca con i pezzi neri. All’interno di ciascuna coppia, uno è la “mente” e l'altro il “braccio”. La “mente” pronuncia il nome del pezzo da muovere, mentre il “braccio” deve intuire quale pedone, cavallo, alfiere, etc., deve muovere e in quale direzione. In questo modo, nel tentativo di dare scacco matto agli avversari, ciascuna coppia deve esercitare la propria capacità di armonizzare corpo e psiche, anche quando appartengono a due persone differenti, sviluppando flessibilità e collaborazione.

Introduzione di Carlo Alberto Cavazzoni