La donna che visse due volte
di Alfred Hitchcock (USA 1958, 128’)
versione restaurata
A cura di: Biblioteca multimediale A. Loria
A causa delle sue vertigini, l’agente Ferguson è a riposo per non aver impedito un incidente mortale a un collega. Un amico gli chiede di sorvegliare sua moglie, che ha manie suicide. Di fronte a Ferguson, paralizzato dalle vertigini, la donna si butta da un campanile, o almeno così crede il povero agente. Ma un giorno un incontro casuale rimette tutto in gioco.
“Il cinema è falso tramite il vero” (Paul Valéry). Il cinema è, per antonomasia, arte della finzione, della mistificazione e dell’inganno. Fin dalle sue origini ha dovuto confrontarsi con questa doppia identità. Cercare di illustrare, di riprodurre il “vero” tramite un artificio tecnico. E in questo ha impegnato i migliori talenti della settima arte, si è avvalso di ogni artificio tecnico – dalla musica alla scenografia, dal montaggio agli effetti speciali – per farci partecipi di una storia “più vera del vero”. In tutti i casi, però (documentario compreso), il prodotto è opera di una visione soggettiva, di un punto di vista, di una scelta. Da allora, il gioco di rimandi e di sottintesi tra vero e falso nel cinema è continuo; sta allo spettatore assumere quella condizione di “sospensione dell’incredulità”, che gli permetta di godere della rappresentazione cinematografica, di quella “macchina dei sogni” che continua ad affascinare il pubblico di ogni paese.
“Se cercate nella realtà qualcosa di più reale della realtà stessa, rivolgetevi alla finzione cinematografica”
Slavoj Zizek, Guida perversa al cinema
programma completo della rassegna
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