Nelle piazze e nei cortili del festival si discuterà di libertà individuale e collettiva, abitudini e scelte, dominio e liberazione
L’edizione 2021 sarà imperniata sulla parola chiave libertà. In 45 lezioni magistrali saranno affrontate le varie declinazioni di questo tema, discutere i modelli della libertà individuale e partecipativa nel quadro delle trasformazioni dei sistemi politici, sul crinale tra libertà e sicurezza, che comporta anche una rivoluzione nella soggettività e nella vita privata. All’evoluzione delle neuroscienze ci si rivolgerà per domandare quali siano i margini della libertà entro i processi biologici che costituiscono la mente. Più in generale, si interrogherà la filosofia rispetto a un’esperienza tanto essenziale, quanto enigmatica, come quella del cercare di essere liberi.
Strutturato per gruppi di questioni, il programma filosofico porterà pertanto in primo piano un lessico concettuale a più voci dove si confronteranno prospettive filosofiche plurali e anche divergenti.
In una prima pista si mostrerà come la questione della libertà individuale – classicamente imperniata sui temi del libero arbitrio, ossia della volontà e della scelta – risulti anche riformulabile nei termini del dibattito biologico e neuroscientifico.
Roberta de Monticelli discuterà l’intersezione tra esperienza della libertà e fenomenologia della decisione anche in confronto con i risultati di sperimentazioni neurobiologiche, mentre Mario De Caro discuterà il modo in cui gli umani possano dirsi agenti liberi, pur se sottoposti alla legalità della natura. In una diversa ottica Carlo Sini mediterà sullo statuto della libertà e della consapevolezza alle prassi e agli abiti di risposta connessi alla nostra condizione sociale.
In prospettiva teologica Enzo Bianchi discuterà la questione del peccato come scena fondamentale della scelta e come chiamata alla responsabilità per contrastare il difetto originario del nostro essere umani. Adriano Prosperi ricostruirà lo spartiacque storico della dialettica tra libero e servo arbitrio, libertà e grazia, nel momento fondativo della modernità religiosa e politica.
Catherine Malabou farà virare la discussione sul piano neuroscientifico, mostrando alla capacità creativa e «autosculturale» del cervello, che ridefinisce i nostri comportamenti grazie alla sua libertà di rinnovamento neuronale. Sempre in connessione con il campo scientifico, Andrea Moro si occuperà del rapporto tra regola ed eccezione nei sistemi linguistici, connettendo le variazioni della sintassi alla teoria del cervello.
Incomprimibile né nella dimensione individuale, né in quella puramente biologica, la questione della libertà solleva questioni che interpellano la costituzione della specie umana sia sul piano evoluzionistico, sia su quello antropologico-culturale. Se da un lato la storia delle culture è leggibile nei termini di un “auto-addomesticamento” (delle pulsioni, delle emozioni, della volontà) che conduce mediante l’esercizio alla padronanza di Sé che per molte tradizioni filosofiche costituisce il culmine della libertà, dall’altro la medesima storia mostra la vocazione dell’umano a politiche di “infra-domesticazione”, ossia di dominio e signoria non solo sul pianeta e sulle altre specie animali, ma anche sui propri simili. In questa pervasiva inclinazione biopolitica sta la radice delle forme di dominio e sottomissione (tra generi, tra etnie, nel lavoro) di cui si proveranno a ricostruire le più significative esperienze contemporanee e alcune traiettorie di lungo periodo.
In un intervento storico e genealogico, Ivano Dionigi formulerà domande che vengono da lontano, dall’esperienza dell’antico, per mostrare una sequenza che dalla libertà naturale dei greci passa attraverso alla sua istituzionalizzazione civica nel modo romano e alle varie forme di autocontrollo della libertà nella esperienza, per esempio stoica, della libertà intesa come dominio su di sé.
Mentre Michela Marzano si soffermerà sui confini del consenso individuale che presiedono a ogni scelta e tracciano la relazione tra conoscenza e libertà, Roberto Esposito ne discuterà la dimensione istituzionale e biopolitica, per cui la vita è sempre istituita e non risponde unicamente a se stessa, ma a una logica di necessità.
Esemplificando le forme di dominio intraspecifiche, Olivier Grenouilleau traccerà una storia di lunga durata del fenomeno schiavistico. Ponendo la questione del più radicale dei domini, ossia quello patriarcale sul genere delle donne, Chiara Saraceno mostrerà che la libertà nelle donne – tipicamente nel campo del lavoro – non può essere solo questione femminile (Lectio Coop Alleanza 3.0). In una prospettiva di scomposizione critica, Nicla Vassallo discuterà il modo in cui la costruzione stessa della “identità delle donne” rischi di diventare una gabbia che risponde a una gerarchia tra generi.
Risalendo alla radice dell’esperienza della domesticazione, che richiama i processi di sedentarizzazione connessi alla rivoluzione agricola, Emanuele Coccia affronterà la questione della domesticità e dell’abitare, sottolineando come nella casa si realizzi un fenomeno di auto addomesticamento che consente all’io di intensificarsi e costituirsi nel mondo.
Tra libertà e addomesticamento si situa un campo d’esperienza antropologicamente fondamentale come quello dell’abitudine, cui sarà dedicata la terza pista tematica del programma. L’abitudine traccia infatti i confini del mondo: in questa tendenza automatica a reiterare gli atti – di cui esiste una storia filosofica di particolare rilievo – stanno sia le fondamenta pratiche del carattere morale, sia una certa resistenza al cambiamento (e perfino al pensiero) che ne rivelano la costante ambivalenza. Senza i “processi di abituazione” (anche in questo caso affrontabili sia dal punto di vista del portato umanistico, sia da quello delle più avanzate ipotesi neuropsicologiche) sarebbe difficile comprendere tra l’altro l’adattamento alle regole, l’apprendimento per imitazione, il consolidamento delle convenzioni estetiche, ma anche – per contro – scaricare risorse cognitive dalle iterazioni più ordinarie per focalizzarle sulla gestione del cambiamento.
Umberto Galimberti partirà dalla constatazione di un’illusione, ossia il fatto che, non agendo gli umani tramite istinti codificati, ciò spinga alla credenza nel libero arbitrio, in contrasto con l’esigenza di stabilizzazione e abitazione che presiede alla funzione dell’identità.
Richiamando talune prospettive delle scienze umane e sociali, Günther Gebauer discuterà il ruolo dell’habitus nella strutturazione dell’identità sociale, mentre Chiara Piazzesi si soffermerà sul nesso tra potere e abitudine a partire dalla teoria di Pierre Bourdieu. In un’ottica di congiunzione tra saperi sociologici e saperi neuroscientifici, Italo Testa mostrerà come le abitudini siano vettori di conoscenza incarnata o incorporata, nei quali cooperano ruolo sociale e stabilizzazioni neurocerebrali.
Barbara Carnevali, componente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia, farà vedere come la nostra apparenza sociale – esprimibile nei termini di una maschera d’interazione – possa essere intesa quale fattore di libertà, se si evita l’opposizione ingenua tra autenticità e finzione.
In un intervento che traccia un percorso di fuoriuscita dalle limitazioni pandemiche, Paolo Di Paolo articolerà un percorso tra materiali letterari che ricostruiscono diverse situazioni di riappropriazione della libertà e della normalità, tra gli anni Venti del Novecento e quelli del XXI secolo.
All’abitudine e al cambiamento dedicherà il suo intervento Stefano Massini che partirà dall’idea della “variante”, interpretando da par suo le variazioni e le varianti, i cambiamenti obbligati e i loro insegnamenti, che hanno caratterizzato le nostre esistenze individuali e collettive in questo biennio terribile.
Umberto Curi si soffermerà sull’idea che la libertà sia sempre un’aspirazione e mai un possesso.
È sulla scorta di questi processi profondi che ci si può volgere a una ricognizione delle istituzioni della libertà, ossia a considerare la libertà come un dispositivo giuridico, politico e più in generale sociale, caratteristica fondamentale di una storia di lunghissimo periodo la cui configurazione antica verrà tracciata da Eva Cantarella. Un’ampia quarta pista di lavoro mapperà le più aggiornate teorie filosofico-politiche della libertà, soprattutto per mostrare l’oltrepassamento della classica distinzione tra i “due concetti di libertà”, negativa e positiva, di cui fornirà una ricostruzione aggiornata Michael Ignatieff (Lectio BPER Banca), mentre nel prisma dell’insegnamento di Judith Shklar Francesca Rigotti fornirà una rilettura più morale di questi princìpi del liberalismo, nella tensione tra paura e coraggio (sull’antinomia tra paura e libertà, in particolare rispetto alla “fortificazione” delle città interverrà Marco Filoni). I vari modi di qualificare una libertà del terzo tipo evidenziano la centralità della dimensione intersoggettiva e delle politiche di riconoscimento, come mostrerà nella sua lezione uno dei principali protagonisti internazionali di questi dibattiti, Axel Honneth.
Nel riconoscimento che la libertà si deposita in istituzioni sta l’intuizione originaria della necessità della politica, di cui tratterà Carlo Galli. Il tema dell’immersione della libertà in contesti istituzionali interpella i suoi confini, tipicamente rappresentati dalla legge e dall’obbedienza: a questo adempimento di libertà, che fa tutt’uno con la responsabilità, si rivolgeranno, a partire da discipline differenti, il filosofo Salvatore Natoli e il giurista Natalino Irti.
Partendo dall’assunto che la libertà è tanto distante dall’obbligo quanto il diritto lo è dalla legge, Donatella Di Cesare e Simona Forti ricostruiranno alcune traiettorie del pensiero anarchico, tra necessità della rivolta e opposizione radicale e singolare, di stampo socratico, al potere.
Nel nodo tra diritti delle persone e condizioni istituzionali si misureranno alcune trasformazioni significative dei sistemi politici contemporanei. La crisi delle democrazie costituzionali rappresentative conduce a un’analisi sullo smantellamento delle mediazioni e l’insorgere della personalizzazione della politica, di cui parlerà Marc Lazar. Questo stesso processo assume inoltre una valenza più generale e antropologica, inducendo a fughe collettive dalla libertà della cui inquietante realtà discuterà Massimo Recalcati. Sul piano internazionale la concorrenza globale tra agglomerati ridefinisce, e in diversi casi minaccia, i margini della libertà individuale e collettiva, come mostrerà Federico Rampini.
Sul confine tra politica e morale, libertà dei singoli e condizione istituzionale, l’esperienza dell’essere liberi si rivela come un bene prezioso e dai contorni inafferrabili, una ricerca inesauribile: ne parlerà Massimo Cacciari, componente del Comitato scientifico del festivalfilosofia.
Un caso emblematico è quello della forma sociale in cui siamo immersi, che semplificando si può definire del capitalismo digitale. Nell’epoca digitale si rintraccia la tendenza auto-riflessiva e “addomesticante” che abbiamo segnalato, sotto forma di potente routinizzazione e anticipazione di comportamenti e opinioni resa possibile dai big data e dal potere delle piattaforme, come mostrerà Paolo Benanti (Lectio Rotary Club Gruppo Ghirlandina). Si rintracciano anche forme nuove di relazione di “signoria/servitù”, a vari livelli, tanto da far parlare della necessità di istituire un “webfare” nel quale venga riconosciuto il valore di lavoro connesso all’agire online: ne discuterà Maurizio Ferraris (Lectio Confindustria Emilia Area Centro). Si evidenziano inoltre potenzialità e rischi straordinariamente ricchi per le libertà individuali e il dibattito pubblico: nel momento di sua possibile massima manifestazione, il free speech invoca tutele che chiamino gli attori globali della rete a forme di accountability per renderlo effettivamente garantito e sostanziale, istituendo le condizioni di una sovranità digitale, come sosterrà Luciano Floridi.
Potente strumento di ridefinizione dei legami, il capitalismo digitale e delle emozioni interviene anche nell’ampliamento delle possibilità di scelta in campo sentimentale, con esiti potenzialmente anomici: ne discuterà Eva Illouz.
Completerà come di consueto il programma filosofico la sezione “Lezione dei Classici”: grandi interpreti del pensiero filosofico presentano le opere che hanno maggiormente segnato la riflessione sul tema “libertà”.
Marco Piazza ricostruirà le categorie dell’abitudine a partire dalla formulazione di Aristotele, mentre Nicola Panichi ne misurerà la pervasività nell’opera di Montaigne. Pina Totaro discuterà la visione radicale della libertà civile e filosofica di Spinoza. Filippo Gonnelli ricostruirà il ruolo della libertà nel sistema della ragion pratica e della filosofia politica di Kant, mentre Giulia Oskian discuterà l’opera di Tocqueville, fondamento del liberalismo classico.
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